Ricordi

Ricordi dei familiari

RICORDI DELLA MADRE

Era buono.
Rinunciava a giocare se si trattava di aiutarmi a fare dei lavoretti in casa che facevo per arrotondare lo stipendio di mio marito.
Agli altri figli dovevo chiedere.
A lui no.
Si offriva volentieri sempre pur di aiutarmi.
Allora io, cogliendo in lui troppa sensibilità, gli dicevo di tornare a giocare, ma lui si rifiutava di farlo finché non finivo il lavoro.
Amava molto la famiglia.
Per i suoi cari faceva cose straordinarie.
Era onesto nei confronti dei familiari.
Un puro..
Generoso.
Queste sue virtù le esternava in famiglia o con i veri amici.
Con gli altri era un po’ introverso.
Se ha lottato per emergere, lo ha fatto non per sua vanità ma per poter dare qualcosa alla sua famiglia.
Il suo amico era solo suo fratello Lorenzo…avevano diciannove mesi di differenza..suo gemello, suo compagno di giochi. Erano molto uniti…era il compagno di vita più importante
Come figlio era molto tenero e affettuoso.
 A proposito della sua generosità mi viene in mente ciò che diceva sempre di Alfredo zia Chiaretta (e zio Mario). Lo raccontava ogni volta che ci vedevamo e Alfredo, se sera presente, sorrideva…
Raccontava che loro da Genova dove abitavano, vennero a Milano e capitarono in a casa di pomeriggio in un momento nel quale io e mio marito erano assenti per lavoro e Alfredo era in casa con Lorenzo, soli.
Lui e Lorenzo giocavano con pochissimi giocattoli molto rudimentali…zia Chiaretta sapeva che era un momento economico molto difficile ed ebbe molta tenerezza per quei bambini.
Ad un certo punto lei disse che doveva andare perché i suoi figli la aspettavano e Alfredo, così piccolo e gia’ così straordinariamente generoso, la rincorse sulla porta e le disse “Aspetta ! Porta questo gioco ai miei cugini” rinunciando così a quel poco che aveva.
RICORDI DELLA SORELLA MAGGIORE EMILIA

Lui non aveva neanche quattro anni e vedemmo insieme San Remo.
Torno’ a casa e canto’ in modo identico a Celentano ballando e muovendosi come lui.
Io avevo quattro anni piu’ di lui e rimasi molto stupita : era impressionante vedere un bambino piccolo così dotato.
Crescendo si divertiva molto in questo…lo faceva spontaneamente prendendo in giro i personaggi, ma quando mia madre gli chiedeva di esibirsi per amici e parenti si scocciava…non aveva affatto la mania di esibizione !
Da adulto intraprese questo lavoro ma mi confidava che, se si divertiva, aveva piacere ad interpretare i personaggi esibendosi nelle regole dell’arte dell’attore, ma spesso era costretto ad usare questi doni per guadagnare e la cosa era per lui pesante.
Era un bambino fuori dalla norma. Ad una colonia estiva dove ci trovavamo, ci imponevano di dormire. Quindi tutti facevamo finta di farlo, tenendo gli occhi chiusi per non essere sgridati. Lui si rifiutava di fare questa finzione. Non era per niente furbo e, ribelle e contestatario fin da allora, piuttostosto affrontava l’essere sgridato..

RICORDI DEL FRATELLO MAGGIORE LORENZO

Per me Alfredo è stato veramente un fratello speciale, compagno di vita e che sentivo sincero e disinteressato nel suo affetto per me. Avrei voluto averlo vicino nei mie momenti difficili ma se ne andato troppo presto e in malo modo. L’unica cosa che non gli perdono é di non essersi curato in tempo e nel modo appropriato. Si è lasciato andare in balia di tante sofferenze ed è morto triste e arrabbiato con il mondo intero. In questo mi sento colpevole di non essere riuscito ad alleviare le sue pene e di non averlo aiutato a capire quanto gli volevamo bene e quanto avevamo bisogno che lui vivesse ancora con noi.

Rivivere e ricordare oggi, tramite la preparazione della mostra, la sua vita mi rende molto triste e riapre tante ferite che mai guariranno completamente…perché Alfredo per me non e’ mai morto e vive ancora in tanti miei bellissimi ricordi di una comune esperienza di vita insieme.
Fu un fratello speciale. Sempre presente nei nostri momenti belli ed estremamente  protettivo nei nostri momenti difficili.
Cercava la soluzione ad ogni nostro disagio mettendosi contro tutti.
Ci aiutava materialmente ed economicamente al massimo di quanto poteva, con una apprensione che alle alle volte sembrava invadente, ma che lasciava poi il posto alla delicatezza del risultato che otteneva sempre.
Molto generoso con tutti noi.
Il fratello che tutti sognerebbero di avere : un vero fratello !
La nostra consolazione è averlo visto molto felice come padre e perfettamente realizzato in questo ruolo, tanto da rimanere un grande esempio di impegno genitoriale.
Ci rimane il ricordo del suo grande amore per noi e il rammarico di non essere riusciti a essergli piu’ vicino nella sua malattia, permettendo che morisse incompreso.

RICORDI DELLA SORELLA MINORE MIRIAM

La sua protezione di fratello maggiore l’ho sempre sentita molto (come del resto quella di Lorenzo)… mi ha insegnato a camminare quando avevo solo nove mesi. Quando ero ragazza era attentissimo ai ragazzi che mi approcciavano….aveva paura che potessero approfittare della mia ingenuità.
Generosissimo, se si accorgeva che mi mancava qualcosa, la comprava o mi dava soldi per comprarla insistendo di fronte alla mia reticenza.
Parlavamo molto e lui mi consigliava tante cose che allora non capivo per niente e mi sembravano consigli stravaganti, ma li memorizzavo e nel tempo mi sono resa conto che aveva ragione in tutto.
La sua era una saggezza da un punto di vista che sembrava proprio strano.
Poi gli eventi gli hanno dato sempre ragione.
La sua comunicazione era secondo il mio punto di vista, troppo diretta e senza filtri per cui poteva risultare alle volte molto pungente, specie per il fatto che molte piccole cose facevano scattare la sua irascibilita’…ma sapeva poi “condirla” con una arguta ironia che lo rendeva amabile e simpatico.
Nelle cose grandi invece aveva una straordinaria pazienza e perseveranza, come per esempio, nei suoi affetti profondi.
Metteva un tale impegno in tutte le cose che faceva da renderle esclusive.
La chiave di lettura della realtà che lui aveva, colorava di variopinte sfumature ogni situazione.
Creava un mondo attorno ad ogni evento pur rimanendo estremamente pratico e velocissimo nell’approccio alla realtà.
Un grande lavoratore.
Aveva nel cervello una infinita quantità di idee originali e intuizioni pazzesche : per me era un genio !
Aveva una voce ed una personalità fortissima che conoscevo perfettamente, per cui era strabiliante vederlo trasformarsi in altre persone, in un attimo e con una tale perfezione di voce ed espressioni del viso ! Anche senza trucchi o studi particolari.
Nel lavoro era un perfezionista.
Non si accontentava di una semplice imitazione ben riuscita.
Il tutto andava molto oltre la semplice caricatura.
In lui prevaleva la mimica e l’interpretazione dell’attore, unita al dono della perfetta trasformazione della voce.
Non era eccellente in un solo o due o tre personaggi, lo era con tutti i personaggi che sceglieva di interpretare e anche con quelli che gli venivano richiesti.
Non dicevo a nessuno di essere sua sorella ma ero molto orgogliosa di esserlo. Specie quando sentivo  dal vivo grandi personaggi di valore artistico o giornalistico che esprimevano parole di stima nei sui confronti e succedeva spesso !
Ero con lui quando Carmelo Bene, particolarmente critico verso tutti gli attori, gli fece molti complimenti
Il giornalista e critico Gervaso chiamava a casa e mi espresse persolmente parole elogiative nei sui confronti e Alberto Bevilacqua, che fu spesso a pranzo da noi, fece di lui un profilo lusinghiero : voleva scrivere un libro su Alfredo.

RICORDI DEL FRATELLO MINORE JOHNNY

Ho un ricordo in camerino nella trasmissione di Raffaella Carrà Show, in una delle tante sue trasformazioni tra calotte e posticci :  prima di andare in scena si concentrava e mi diceva ” Adesso mi entra il personaggio ” e guardandosi allo specchio iniziava a controllare la mimica modificando incredibilmente le sue corde vocali e in un attimo il suo sguardo cambiava identità.

Assistevo ad un fenomeno medianico.
In pochi attimi il personaggio prendeva forma….la faringe e la laringe si adattavano ad una nuova modulazione e lui entrava in un’altra dimensione.
Per me è stato un fratello-padre, protettivo e pieno di attenzioni.
Avevo 11 anni ed ebbi un incidente: fui investito attraversando la strada. Prima di perdere conoscenza ricordo ancora oggi  l’immagine dell’espressione di Alfredo piena di amore e preoccupazione nei miei confronti… aveva un cuore grande !

LETTERA DEL NIPOTE VINCENZO

Dovrei parlare di Zio Edo. Ma sono convinto che non amasse molto che si parlasse di lui, fosse nel bene o nel male. Parlerò perciò di qualcosa che riguarda me, anzi tutti noi.
E’ una linea sottile e tortuosa quella che percorriamo ogni giorno nella nostra Vita. La immagino, e non mi chiedete perché, come una linea rossa della quale non si vede la fine, neppure quando è vicina. Non è facile camminare sempre tenendo i piedi sulla linea, perché è stretta e si finisce spesso per mettere un piede un po’ fuori. Ora la punta, ora il tacco, ora tutta la scarpa.
Siamo equilibristi e di questo splendido barcollare facciamo virtù.
Talvolta capita proprio di uscire completamente dal tracciato anche se di pochi metri.
Esistono persone concentrate sui propri passi o su sé stessi, che magari non sbagliano mai, forse anche perché temono di veder cosa c’è al di là. Ma il più di noi si ritrova ogni tanto con entrambe le piante dei piedi al di fuori della linea, chissà come, chissà perché, e subito ci affrettiamo a rimetterci in riga. Camminare fuori dalla linea non è cosa da tutti.
Ci sono però anime al di fuori del comune, che hanno ricevuto un dono: come per esempio quello di poter muovere dei passi oltre questa linea.
Chiamatele “eccentrici”, “estremamente sensibili” o come preferite. Ma si tratta di un dono, che suscita ammirazione, un po’ di invidia ma anche paura in chi non lo ha.
Credo che nelle intenzioni di Dio ogni dono serva ad accrescere il bene di tutti gli uomini. Per cui penso che il dono di camminare oltre la linea non serva solo a chi lo ha ma debba esser utile anche a tutti coloro che gli sono vicini.
Il problema è che ogni dono di Dio comporta anche una grande responsabilità e che spesso averlo ricevuto possa far sentire soli e incompresi.
In parte temo che la sensazione di solitudine sia reale: non è facile comprendere chi non cammina sulla linea come tutti gli altri…
Ecco che chi ha un grande dono, può finire per smarrirsi in esso. E siccome ogni dono è frutto di un atto d’amore, non c’è veramente cosa più semplice che smarrirsi significhi proprio non sentire più l’amore che ci è dato non solo da Dio ma da tutti coloro che ci sono accanto.
Ma pensateci bene: a tutti capita o è capitato di sentirsi soli, non amati, incompresi. Se riflettessimo a lungo sulla questione arriveremmo a capire che in realtà l’amore che aneliamo è veramente al di fuori della portata di chiunque e che nessuno può veramente completare quel vuoto che grava sulle nostre anime. Nessuno su questa terra, ovviamente. Perché quello che sentiamo non è l’assenza di amore, ma la l’incapacità di comprenderlo fino in fondo.
Non sto parlando solo dell’amore di Dio. E’ proprio l’amore del prossimo, dei nostri amici, dei nostri parenti, dei nostri figli, genitori e fratelli che non sempre siamo in grado di percepire.
Eppure c’è, basterebbe allenarsi un po’ di più ad ascoltare il vento tra le foglie, per sentirlo giungere alle orecchie forte come un grido di gioia e al cuore come un cavallo impazzito e infine all’anima come una marea.
Ho un ricordo piuttosto nitido di Zio Edo. La parola stessa “ricordo” mi raggela. Assume un significato particolare in questo momento. Eppure non possiamo sfuggire all’idea che sia nella nostra anima, ancor più che nella nostra mente, la sede dove ogni persona che conosciamo, che amiamo, vive veramente.
Per questo non temo di parlare di un ricordo sebbene dicendolo ora risulti più una commemorazione.
Ricordo me stesso poco più che maggiorenne, traumatizzato da un incidente in auto. Ricordo che la paura mi impediva di riprendere in mano il volante.
Per quanto mi si dicesse di dover affrontare quella paura, era troppo grande perché io la potessi sconfiggere con le mie sole forze.
Ricordo che, senza molte parole, Zio Edo mi chiese di accompagnarlo a prendere le sigarette.
Entrai nella sua auto, una Mercedes, e l’odore pungente del fumo e della pelle dei sedili mi riempì le narici strappandomi un capogiro.
Inaspettatamente, dopo aver percorso pochi chilometri, lui si fermò e mi disse di prendere il posto di guida.
Non volevo. Già temevo la sola idea di guidare ancora, meno che mai avrei guidato una Mercedes. Quella di Zio Edo poi!
Non mi lasciò molta scelta però.
Non guidai che per pochi minuti. Tanto bastò per farmi riacquistare fiducia in me stesso
Non dico di guidare bene ora, ma almeno guido e gli sono ancora grato per quel gesto generoso che non fu né ultimo, né unico.
Ognuno di voi penso possa ricordare almeno un gesto del genere da parte sua.
Questo era Zio Edo. E il suo dono aveva a che fare anche più con questo che con il non stare sempre coi piedi sulla linea.
Io sono convinto che tutto l’amore che desiderava e che gli è stato dato, perché Alfredo è stato molto amato, ora finalmente lo senta.
Ci tengo a precisare che non “me lo auguro”. So che è così.
Credo avverta quell’amore sulla pelle come una carezza. Quella carezza e quel abbraccio che Dio ci ha promesso all’incontro con Lui.
Penso che ora finalmente lui senta tutto l’amore che ci è dato e che noi tutti fatichiamo a percepire in questa vita
E sono certo che ora stia sorridendo.